martedì 20 ottobre 2009

Il manganello mediatico



Ormai siamo all'uso del manganello mediatico, all’avvertimento di stampo mafioso: “stai attento, perché noi ti seguiamo, sappiamo cosa fai e dove abiti”. E’ questo il senso del servizio mandato in onda qualche giorno fa da Mattino 5, imperdibile striscia quotidiana condotta dalla showgirl Claudio Brachino e dal maestro di giornalismo Barbara D’Urso. L’obiettivo dell’intimidazione è il giudice Raimondo Mesiano, “colpevole” di aver condannato la Fininvest ad un risarcimento milionario (750 milioni di euro) per aver comprato la sentenza che regalava la Mondadori al gruppo di Berlusconi.

Colpiscono alcuni passaggi che accompagnano le immagini di questo capolavoro del giornalismo d’inchiesta: "...alle sue stravanganze siamo già abituati (eh sì, in effetti suona strano che Berlusconi possa essere definito corresponsabile della corruzione del giudice Metta, ndr)... passeggia l'uomo Raimondo Mesiano passeggia per le strade milanesi... davanti al suo barbiere di fiducia è impaziente... non riesce a stare fermo... avanti e indietro... si ferma... aspira la sua sigaretta e ancora avanti e indietro (cazzo, è quasi da internare questo ndr)... prima di uscire dal nostro campo visivo ci regala un'altra stranezza (ancora? ndr)... guardatelo seduto su di una panchina, camicia, pantalone blu, scarpe bianche e calzino turchese ".

L’autrice del servizio, tal Annalisa Spinoso, prontamente convocata dall’Ordine dei Giornalisti, ha ricevuto moltissime minacce e insulti (il termine più gentile che le è stato rivolto è stato “escort”), oltre ad essersi guadagnata una nutrita presenza sui social network. Subito sono apparsi su Facebook due gruppi a lei dedicati: “Cancelliamo Annalisa Spinoso” (con 666 membri) e “Annalisa Spinoso vergognati” (fermo a 10). A sua difesa si è sollevato il comitato di redazione di Videonews, la testata a cui fa capo Mattino 5, che ieri si è dimesso in blocco in polemica con Claudio Brachino. In una nota il sindacato della testata ha rivelato che "il pezzo era stato commissionato e poi corretto dal direttore. Nessun precario può essere strumento di lotta politica".

Eh già, perché l’Annalisa Spinoso è una precaria di Mediaset, difficile che potesse opporsi all’ordine piovutole dall’alto. Ciò non toglie che la Spinoso si sia macchiata del servilismo più bieco, sicuramente avrà la strada spianata verso le alte sfere della disinformazione berlusconiana. Rifiutarsi, però, sarebbe stato un gesto di dignità innanzitutto nei suoi confronti e poi nei confronti della professione giornalistica. Oddio, parlare di professionismo in Mediaset è come parlare di preservativi al Papa, ma almeno sarebbe stato un segnale. Molto probabilmente il servizio sarebbe andato in onda lo stesso, anche se il cdr si è affrettatto a rivendicare il diritto a esercitare la professione giornalistica “al di fuori della logica politica e nel rispetto delle regole deontologiche”. Nella nota del sindacato si legge ancora: “Essere giornalisti di Mediaset non significa essere militanti. Non vogliamo l'elmetto".

Sì perché nella galassa mediatica del premier funziona così. Ogni tanto qualcuno si sveglia dal torpore e si indigna per la mancanza di libertà d’informazione. Prima Sposini, poi Mentana, non ultimo Mario Giordano, che ha lasciato la direzione de il Giornale perché poco disposto a lanciare la campagna di diffamazione contro il direttore dell’Avvenire Guido Boffo. Svegliarsi prima no? Alla ricerca della dignità perduta..

2 commenti:

  1. Che il dibattito politico possa ridursi in Italia a "Berlusconi CONDOTTIERO / Berlusconi MAFIOSO" mentre è partita una "ripresina" dalla Crisi che sarà anch'essa pagata dai lavoratori di tutto il mondo, quindi anche italiani, a suon di ristrutturazioni, lascia pensare...
    Forse veramente bisognerebbe alzare lo sguardo sul Mondo?
    Tra pochi giorni ricorre l'anniversario di un avvenimento che sarà sempre d'esempio per gli oppressi... il 92°...
    Altro che Berlusconi mafioso...

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  2. ...però Travaglio NO!!!!

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