venerdì 23 ottobre 2009

Lui sì che è un grande imprenditore



Dedicato a chi ancora sostiene che Berlusconi sia un grande imprenditore.. Mediaset, Mondadori, finanziamenti di origine ignota (per i quali Berlusconi nel 2002, interrogato dal pubblico ministero Antonio Ingroia, si avvalse della facoltà di non rispondere)..

martedì 20 ottobre 2009

LODO SI..LODO NO...L'OFFENSIVA DELL'ALTRA BORGHESIA

Nei giorni scorsi, la Corte Costituzionale si è pronunciata sul cosiddetto lodo Alfano,che tanto ha fatto discutere e acceso il dibattito politico in Italia. Ma chiediamoci che cosa sta davvero succedendo in Italia in questo momento. In pochi giorni sono arrivate le sentenze sul Lodo Alfano, sul lodo Mondadori (il giudice che ha emesso la sentenza è stato promosso al massimo grado possibile per un giudice) e sono venute fuori dopo anni persone, che parlano dei mandanti occulti delle stragi del '92, dove tra l'altro furono indagati Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi.

Proprio quest'ultimo parla di "giustizia ad orologeria", di "complotto della sinistra", e ragionandoci su gli si potrebbe dare anche ragione. Ma perchè? Non perchè il presidente del consiglio sia un angioletto immune da peccato o perchè ci sia un complotto bolscevico, bensì per un altro motivo. Il Berlusconi, anche se grosso imprenditore,raccoglie consenso dai rappresentanti della piccola e media impresa. Chissà se qualcuno ricorda quel famoso convegno di Confindustria dove le prime file fischiavano e le altre applaudivano il discorso, anzi più che altro l arringa di Berlusconi. Ecco, nelle prime sedevano i Della Valle, Marco Tronchetti Provera, Vittorio Merloni, Emma Marcegaglia, Andrea Riello, Sergio Marchionne, Andrea Pininfarina e via via tutti i pezzi grossi del capitalismo italiano, mentre in quelle più indietro i piccoli e medi imprenditori.

Ora evidentemente Berlusconi sta deludendo profondamente le aspettative di quella parte di elite borghese che controlla una parte dello stato e da qui questi duri colpi che sta ricevendo. Dobbiamo pensare che le istituzioni hanno sempre funzionato non da garante, bensì da timone della borghesia, e oggi una parte di essa è scontenta e fa guerra all'altra. Potremmo dire che il PdL rappresenti la parte oscura della borghesia, per capirci quella dei rapporti con la mafia, degli inciuci e dei piccoli capitalisti.

Dall'altra parte invece c'è quella che comanda il PD delle facce pulite, della lotta alla mafia, della difesa del falso mito della democrazia, di "sinistra"...In tutto questo, viene fuori una situazione in cui vi è una guerra tra due parti borghesi che vogliono avere in mano il controllo del capitalismo italiano che loro stesso rapprentano. Allora a questo punto chiedo a chi ha avuto la pazienza e la voglia di leggere queste righe...ma se in guerra ci sono due parti della borghesia, che si giocano il potere, alla fine chi può vincere la battaglia??....sicuramente non il popolo.

Il manganello mediatico



Ormai siamo all'uso del manganello mediatico, all’avvertimento di stampo mafioso: “stai attento, perché noi ti seguiamo, sappiamo cosa fai e dove abiti”. E’ questo il senso del servizio mandato in onda qualche giorno fa da Mattino 5, imperdibile striscia quotidiana condotta dalla showgirl Claudio Brachino e dal maestro di giornalismo Barbara D’Urso. L’obiettivo dell’intimidazione è il giudice Raimondo Mesiano, “colpevole” di aver condannato la Fininvest ad un risarcimento milionario (750 milioni di euro) per aver comprato la sentenza che regalava la Mondadori al gruppo di Berlusconi.

Colpiscono alcuni passaggi che accompagnano le immagini di questo capolavoro del giornalismo d’inchiesta: "...alle sue stravanganze siamo già abituati (eh sì, in effetti suona strano che Berlusconi possa essere definito corresponsabile della corruzione del giudice Metta, ndr)... passeggia l'uomo Raimondo Mesiano passeggia per le strade milanesi... davanti al suo barbiere di fiducia è impaziente... non riesce a stare fermo... avanti e indietro... si ferma... aspira la sua sigaretta e ancora avanti e indietro (cazzo, è quasi da internare questo ndr)... prima di uscire dal nostro campo visivo ci regala un'altra stranezza (ancora? ndr)... guardatelo seduto su di una panchina, camicia, pantalone blu, scarpe bianche e calzino turchese ".

L’autrice del servizio, tal Annalisa Spinoso, prontamente convocata dall’Ordine dei Giornalisti, ha ricevuto moltissime minacce e insulti (il termine più gentile che le è stato rivolto è stato “escort”), oltre ad essersi guadagnata una nutrita presenza sui social network. Subito sono apparsi su Facebook due gruppi a lei dedicati: “Cancelliamo Annalisa Spinoso” (con 666 membri) e “Annalisa Spinoso vergognati” (fermo a 10). A sua difesa si è sollevato il comitato di redazione di Videonews, la testata a cui fa capo Mattino 5, che ieri si è dimesso in blocco in polemica con Claudio Brachino. In una nota il sindacato della testata ha rivelato che "il pezzo era stato commissionato e poi corretto dal direttore. Nessun precario può essere strumento di lotta politica".

Eh già, perché l’Annalisa Spinoso è una precaria di Mediaset, difficile che potesse opporsi all’ordine piovutole dall’alto. Ciò non toglie che la Spinoso si sia macchiata del servilismo più bieco, sicuramente avrà la strada spianata verso le alte sfere della disinformazione berlusconiana. Rifiutarsi, però, sarebbe stato un gesto di dignità innanzitutto nei suoi confronti e poi nei confronti della professione giornalistica. Oddio, parlare di professionismo in Mediaset è come parlare di preservativi al Papa, ma almeno sarebbe stato un segnale. Molto probabilmente il servizio sarebbe andato in onda lo stesso, anche se il cdr si è affrettatto a rivendicare il diritto a esercitare la professione giornalistica “al di fuori della logica politica e nel rispetto delle regole deontologiche”. Nella nota del sindacato si legge ancora: “Essere giornalisti di Mediaset non significa essere militanti. Non vogliamo l'elmetto".

Sì perché nella galassa mediatica del premier funziona così. Ogni tanto qualcuno si sveglia dal torpore e si indigna per la mancanza di libertà d’informazione. Prima Sposini, poi Mentana, non ultimo Mario Giordano, che ha lasciato la direzione de il Giornale perché poco disposto a lanciare la campagna di diffamazione contro il direttore dell’Avvenire Guido Boffo. Svegliarsi prima no? Alla ricerca della dignità perduta..